“Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri”.
"Ti dico solo che loro possono uccidere il mio corpo fisico e di questo sono ben cosciente. Ma sono ancora più cosciente che non potranno mai uccidere le mie idee e tutto ciò in cui credo! Si erano illusi che uccidendo il mio amico Giovanni, avrebbero anche ucciso le sue idee e quel gran patrimonio di valori che stava dietro a lui. Ma si sono sbagliati, perché il mio amico Giovanni tutto ciò che amava e onorava, lo amava così profondamente da legarselo nel suo animo, rendendolo dunque immortale”.
Parole, quelle di
Paolo Borsellino, che rimbombano più del boato a Via D’Amelio, e che sono raccolte in
Paolo Borsellino e l’agenda rossa (a cura della redazione di 19luglio1992.com). Un’agenda, quella del magistrato, piena di indicazioni scottanti scomparsa in circostanze poco chiare (e colpevolmente mantenute tali) dopo la strage.
La redazione di 19luglio1992.com già nel 2009 aveva raccolto brani di interviste, documenti e la commovente testimonianza di
Salvatore Borsellino (fratello del magistrato) per ricordare a chi allora non era nato, a chi era solo un bambino nel 1992 e ricorda solo le atmosfere cupe, e soprattutto a chi non vuole ricordare il tremendo abbraccio tra mafia e politica, con Tangentopoli alle porte, dietro le stragi di Capaci e di Via D’Amelio. L’iniziativa ha però avuto nuova meritata luce in occasione del ventesimo anniversario dell’agguato. Quest’anno
Manuel Agnelli nelle date degli
Afterhours ha letto dei brani, caricando di ulteriore tensione civile i concerti.
Nel 1992 molti di coloro in cui
Paolo Borsellino mostrava fiducia, dichiarando
“Sono ottimista perché vedo che verso di essa (la mafia, ndr) i giovani, siciliani e no, hanno oggi una attenzione ben diversa da quella colpevole indifferenza che io mantenni sino ai quarantanni. Quando questi giovani saranno adulti avranno più forza di reagire di quanto io e la mia generazione ne abbiamo avuta” erano bambini o poco più. La politica con i suoi intrighi era un mostro incomprensibile e resta traccia solo dello sgomento provato nel sentire delle stragi.
Eppure leggendo ora certi nomi citati dai teste e nelle inchieste, ostacolate persino da certa magistratura, si prova rabbia. Perché siamo una di quelle generazioni
“ingannate per sempre a sangue freddo” (
Teatro degli Orrori) da gente senza dignità che da oltre 20 anni galleggia tra politica mafia ed imprenditoria. Fingendosi rispettabile dietro una carica pubblica. Nomi ancora sulla scena o apparentemente eclissatisi che si fingono statisti. Mentre risucchiano linfa vitale al Paese e hanno ostacolato il lavoro di persone come
Giovanni Falcone e
Paolo Borsellino e continuano a ritenersi intoccabili e a spacciare improbabili modelli di eroismo.
E fa malissimo saperli ancora lì mentre
Giovanni Falcone e
Paolo Borsellino non ci sono più.
“Ma i tecnici della luci possono controllare soltanto i riflettori, non possono controllare il cielo e ogni tanto, nel buio, qualche lampo arriva a squarciare le tenebre e lascia intravedere, anche solo per un attimo, quello che loro non vogliono farci vedere, quello che non dobbiamo, non possiamo vedere, non possiamo sapere perché su di esso sono fondati gli equilibri e i ricatti incrociati che tengono in piedi questa seconda repubblica, questo nuovo regime fondato sulle stragi del 1992.” (
Salvatore Borsellino).