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Risposte ad un lettore sulla trattativa Stato-mafia PDF Stampa E-mail
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Scritto da Simone Ferrali   
Martedì 07 Agosto 2012 16:03
Gentile Simone Ferrali,
leggo sempre quello che scrivi e guardo spesso la tua rubrica video '(il Fatto della Settimana, ndr)'. Mi trovo spesso d'accordo con te. Devo dire però che non mi trovo d'accordo su alcuni punti che hai spiegato, negli articoli scritti sulla Trattativa tra Stato e Mafia. Se puoi, se vuoi, pubblica la risposta, per fare chiarezza... sono sicuro che altri lettori, non si trovano d'accordo con alcune cose che hai detto e scritto. Veniamo a noi:
1- Perché dici che la Trattativa è stata dimostrata dalla Magistratura? Il Tribunale di Palermo ha appena concluso le indagini, come ha fatto a dimostrarla?
2- Non esiste il reato di Trattativa. Se non sbaglio, l'ha ammesso anche il procuratore Ingroia.
3- Ti sembra giusto sia indagato Conso? Mi sembra che anche Magistratura democratica abbia preso le sue difese. È un signore di 90 anni...
4- Perché la Mafia ha deciso di uccidere Salvo Lima, e rompere la pax mafiosa, dopo la sentenza definitiva del maxi-processo? Ossia, perché ha aspettato la Cassazione? Prima non si è preoccupata (nei primi due gradi di giudizio)?

Grazie, per la risposta che sicuramente mi darai. Saluti.
Con Stima
Matteo G.



Gentile Matteo G, pubblico volentieri la mia risposta, cercando di rispondere a tutte le domande in modo esauriente.

 Andiamo per ordine.

 1) Innanzitutto, per mettere i puntini sulle “i”, le indagini le ha fatte la Procura di Palermo e non il Tribunale. Comunque, ribadisco, la Trattativa è stata dimostrata dalla Magistratura italiana. Dove?
*A*- Nella sentenza di primo grado del processo 'Tagliavia' (Francesco Tagliavia, boss accusato e condannato, per adesso in primo grado, per le stragi del '92-'93). La Corte d'Assise di Firenze ha motivato la sua decisione di condanna ai danni dell'uomo di Brancaccio, affermando che la Trattavia “Indubbiamente ci fu e venne quantomeno inizialmente impostata su un do ut des” e che “L'iniziativa fu assunta dai rappresentanti dello Stato e non dagli uomini di mafia”.
*B*- Nella sentenza definitiva del processo 'Borsellino Bis', nella quale la Magistratura ha spiegato che la Trattativa fu uno dei fattori esterni, che portarono Cosa Nostra a compiere l'attentato del 19 luglio 1992, nel quale perse la vita Paolo Borsellino.

 2) Il reato di “Trattativa” non esiste, è vero. Però, l'accusa ai danni dei mafiosi e degli ex rappresentanti delle Istituzioni è di attentato a corpo politico dello Stato, con l'aggravante di aver favorito Cosa Nostra. Ingroia, nell'intervista rilasciata al quotidiano 'Libero', ha detto: “Nessuno è indagato per aver trattato con la Mafia. Il reato che la Procura sta perseguendo è quello di violenza o minaccia nei confronti di un corpo politico amministrativo ai fini di condizionarne l’esercizio. Noi riteniamo che il cosiddetto 'Papello' e tutte le altre ambasciate per influenzare le decisioni del governo costituiscano un reato. Questo ovviamente per quanto riguarda i mafiosi. Se poi ci sono uomini dello Stato o delle istituzioni che hanno consapevolmente indotto i mafiosi a certe mosse o hanno intermediato le richieste, rispondono in concorso nella minaccia e per questo noi li abbiamo indagati”. Credo non ci sia bisogno di aggiungere altro...

 3) Giovanni Conso è indagato per falsa testimonianza, e non per attentato a corpo politico dello Stato. Nonostante i novantuno anni suonati, riesce sempre a raccontare balle. Nel suo 'quasi secolo' di vita, non ha imparato che le bugie hanno le gambe corte...
Entrando nel merito: nel 1993, Conso era il ministro della Giustizia, e, proprio nell'esercizio delle funzioni di Guardasigilli, decise di non rinnovare il regime di 41 bis a 343 mafiosi, 'ndranghetisti e camorristi.
Interrogato dai pm, Conso ha sostenuto di aver fatto tutto da solo e di aver revocato il carcere duro ai 343 coschisti per inviare un messaggio distensivo al capo dell'ala “moderata” di Cosa Nostra, Bernardo
Provenzano.
Ovviamente, i pm hanno capito che l'ex ministro della Giustizia ha messo insieme un paio di balle. Infatti:
  a) Come faceva Giovanni Conso a sapere che Provenzano era a capo dell'“ala moderata (si fa per dire)” di Cosa Nostra? O l'ex Guardasigilli aveva doti profetiche, oppure ha raccontato una bugia: solo dopo alcuni anni si è scoperto che Provenzano aveva preso la guida dell'ala moderata, nel 1993 non si sapeva. Oltretutto, in quel momento, tutti pensavano che il successore di Totò Riina fosse morto.
  b) La Procura palermitana ha scoperto una lettera inviata dall'allora capo del Dap, Capriotti (messo lì dal presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, in sostituzione di Nicolò Amato), all'allora ministro della Giustizia, nella quale il mittente consiglia caldamente al destinatario di revocare i 41 bis ai mafiosi di media pericolosità (i 343 mafiosi, 'ndranghetisti e camorristi), per lanciare un messaggio distensivo nei confronti di Cosa Nostra.
Quindi, Conso non ha fatto tutto da solo e non poteva sapere della posizione di Provenzano in Cosa Nostra. Cosa c'entra l'età? Se avesse raccontato la verità ai pm, non sarebbe stato indagato.

 4) La classe politica collusa e corrotta, guidata da Salvo Lima e dai cugini Salvo, aveva promesso a Cosa Nostra che la Cassazione avrebbe annullato le condanne del 'Maxi-processo'. Praticamente, la Mafia sapeva che la Corte Suprema gli avrebbe dato una mano, perché così era successo fino ad allora. Solo che quella volta, per Cosa Nostra qualcosa andò storto: Giovanni Falcone, che lavorava per l'ufficio penale del ministero della Giustizia e l'allora ministro della Giustizia, Claudio Martelli (il predecessore di Giovanni Conso), suggerirono alla Cassazione di far ruotare i presidenti che si occupavano dei processi. Quindi, il collegio che doveva emettere la sentenza definitiva sul 'Maxi-processo' non venne presieduto da Corrado Carnevale, detto l'Ammazzasentenze (giudice in cui sperava la Mafia, visti i precedenti), ma dal giudice Valente.
Per la prima volta, dopo innumerevoli sentenze di assoluzione per insufficienza probatoria, la Cassazione confermò le condanne. La Magistratura sferrò quindi un colpo fortissimo nei confronti di Cosa Nostra. La decisione della Corte Suprema arrivò il 30 gennaio 1992, e il 12 marzo 1992, la Mafia, come risposta, uccise Salvo Lima che aveva promesso il buon esito (per l'associazione mafiosa, ovviamente) del 'Maxi-processo'. Cosa Nostra non si mosse prima, molto probabilmente, perché sperava ciecamente nella Corte di Cassazione e in Corrado Carnevale.

Spero di essere stato chiaro ed esauriente.

Saluti.

Simone Ferrali


















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