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Lettera a Maria Claudia Loi e Salvatore Borsellino PDF Stampa E-mail
Rubriche - Le vostre lettere
Scritto da Sara Giannotti   
Giovedì 24 Maggio 2012 09:36
Carissima Claudia, Carissimo Ing. Borsellino,
mi scuserete se mi intrometto nuovamente nelle vostre vite, ma ho sentito il bisogno di rendervi partecipi della piccola cerimonia che si è tenuta ieri, 23 maggio 2012, davanti a quel cippo che abbiamo inaugurato assieme qui a Forte dei Marmi poco meno di tre mesi fa.
Quel punto preciso della Via Spinetti è diventato, per me e per tanti altri miei concittadini, un luogo della memoria, un luogo dove poter condividere il dolore. Davanti a quel cippo si è radunato spontaneamente un piccolo gruppo di persone sabato pomeriggio, in seguito all’atroce attentato di Brindisi, dove ha perso la vita la giovane ed innocente Melissa. Ci siamo ritrovati lì perché quel posto è stato scelto da ciascuno di noi, intimamente, come luogo della memoria e della condivisione del dolore. Ci è venuto naturale.
Davanti a quel cippo ieri il Sindaco Buratti ed il consiglio comunale appena rieletto hanno voluto fermarsi a riflettere, prima di recarsi nella sala consiliare e celebrare il primo consiglio del nuovo mandato. Nel discorso di insediamento il Sindaco ha ricordato i nomi dei caduti nelle stragi, invitando ad un minuto di silenzio tutti i presenti. Voi siete stati qui da noi ed avete visto con i vostri occhi quanto il Sindaco Buratti fosse partecipe in quella giornata. Questi gesti non sono quindi gesti retorici, ma profondamente sentiti.
Nel ’92 ero ancora una bambina. Ricordo come fosse adesso però la notizia dell’attentato a Capaci. Stavamo festeggiando il 91° compleanno di mio nonno Virgilio, e la festa venne interrotta da quella che si sarebbe rivelata essere solo la prima tremenda notizia che avremmo dovuto affrontare quell’anno. Allora forse non ho compreso subito cosa fosse successo. Non sapevo nulla di mafia: era una realtà talmente lontana dalla quotidianità del mio paese, che proprio non mi ero mai posta il problema nemmeno di capire cosa fosse la “mafia”.
A distanza di anni però posso dire che già da allora, in maniera inconscia e forse un po’ subdola, perché non avevo compreso fino in fondo la gravità di quanto era appena accaduto, il turbamento provato ascoltando quelle notizie ha scavato dentro di me un piccolo solco, che nel corso degli anni è diventato sempre più fondo, fino ad arrivare al cuore e diventare parte di me. Io sento di essere in debito con voi, con i familiari tutti di Giovanni, Francesca, Paolo, Emanuela,Vito, Antonio, Rocco, Claudio, Vincenzo, Eddie Walter ed Agostino. Voi che ce li avevate prestati, ce li avete alla fine donati per sempre. È per rendere migliore il nostro mondo che sono morti. E questo debito noi non lo ripagheremo mai.
Adesso io so che uomini come Giovanni e Paolo hanno davvero cambiato l’Italia, o quanto meno hanno cambiato il modo di pensare di tanti giovani, ispirandoci il rispetto e l’amore per la legalità, senza compromessi. E loro lo sapevano. Lo sapevano che noi giovani facevamo e facciamo il tifo per loro. Ne sono la testimonianza le migliaia di ragazzi arrivati ieri a Palermo con la "Nave della Legalità".
Grazie a loro ho davvero compreso quanto è bello “quel fresco profumo di libertà…”

Con affetto sincero,
Sara Giannotti


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