Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla.
Perché il vero amore consiste nell'amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare. Paolo Borsellino
“In Italia la questione criminale e la questione sulla giustizia non sono aspetti secondari, ma s'intrecciano alla storia del Paese. A 20 anni dalle stragi di Capaci e via D'Amelio, la situazione è molto cambiata, ma quei fatti hanno condizionato pesantemente la storia del nostro Paese”. Lo ha detto il Procuratore capo di Caltanissetta Sergio Lari, a margine dell'incontro proposto dalla Fondazione Falcone, da Confindustria e dall’Università a vent’anni dalle strage di Capaci e Via D’Amelio: “Mafia, la stagione della violenza. Dalle stragi alla trattativa” a cui hanno partecipato anche i magistrati Alfredo Morvillo e Ignazio De Francisci, l'avvocato Francesco Crescimanno ed il giornalista Franco Nicastro.
“Fare chiarezza su quei fatti - ha aggiunto Lari - oggi vuol dire ricostruire le radici politico-istituzionali del Paese. Molti ragazzi non hanno vissuto la drammaticità di quegli anni”. Sulle indagini ancora in corso sulle stragi, Lari ha detto: “è chiaro che c'è ancora una grande necessità di scoprire la verità e fare luce sui lati oscuri di quelle vicende che tuttora permangono. L'esigenza di fare chiarezza su quei fatti significa anche ricostruire le radici dell'attuale evoluzione dell'assetto politico-istituzionale del nostro Paese”. Il magistrato in merito ha quindi concluso: “Quando sento parlare di mandanti esterni rispetto alle stragi del '92 mi viene da sorridere. Chi conosce bene l'organizzazione Cosa Nostra sa bene che non riconosce nessun'altra autorità, che nessuno è in grado di darle ordini. Semmai con la mafia si possono ipotizare alleanze di natura strategica che possono essere intessute solo quando Cosa nostra è interessata a stipularle. Quindi, piuttosto che di mandanti esterni, parlerei di concorrenti esterni, cioè di soggetti che nella fase esecutiva delle stragi possono avere avuto interesse a sedersi allo stesso tavolo per portare avanti un obiettivo parallelo”.
Il procuratore Capo ha anche espresso un parere sulla nuova legge che vorrebbe la responsabilità civile dei magistrati: “Se passasse la riforma, cosi come e' stata varata dal Senato, non avremmo più una magistrato autonomo e indipendente, ma intimidito e pronto ad assecondare gli orientamenti della Cassazione, non disposto a rischiare”. “I primi a essere sconfitti sarebbero i cittadini - ha aggiunto Lari - il magistrato sarebbe esposto ad attacchi diretti dalle parti che ritengono di avere subito un torto. Non questo vuole la Comunità europea; ci ha invece chiesto che fosse lo Stato a tutelare e rispondere direttamente in caso di errore”.