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"Voi parlate di trattativa, io da un pezzo parlo di 'patto'" PDF Stampa E-mail
Documenti - I mandanti occulti
Scritto da Dina Lauricella   
Venerdì 26 Novembre 2010 16:36

Dina Lauricella Intervista il  magistrato Alfonso Sabella. Da "Annozero" del 25 novembre 2010.

Sabella: noi che per quelle stragi siamo stati pilotati dai carabinieri. Brusca voleva dire che l’aver trovato un interlocutore a livello, tra virgolette, Istituzionale, aveva convinto cosa nostra che con le bombe poteva indurre lo Stato scendere a patti. Innanzitutto era quasi impossibile per qualunque forza di Polizia diversa dai Ros avvicinarsi alle ricerche di Provenzano, solo alle ricerche di Provenzano. Nel senso che era obiettivamente difficile, perché il Ros aveva ormai un back ground informativo tale su Provenzano che era in grado di tagliar fuori qualunque altra forza di Polizia. Io penso che da parte dei colleghi di Palermo ci sia sempre stata solo ed esclusivamente, su questo ci metto la mano sul fuoco, buona fede. Al massimo ci sarà stato qualcuno tratto in inganno. Per esempio da chi... per esempio qualche esponente di forze di Polizia che voleva proteggere la latitanza di Provenzano perché rientrava nel patto proteggere la latitanza di Provenzano, è stato indotto a credere che adottare un provvedimento invece di un altro, fosse più funzionale rispetto alle indagini e il collega probabilmente l’ha fatto insomma. In perfetta buona fede.

Giornalista: perché oggi noi leggiamo sappiamo e parliamo della trattativa in realtà dopo le dichiarazione di Massimo Ciancimino in maniera così ….

Sabella: se mi permette una battuta voi parlate di trattativa, io da un pezzo parlo di patto. Altrimenti alcuni fatti che sono avvenuti in quegli anni sono inspiegabili. Infatti parlo di fatti di mafia. Partiamo dalla mancata perquisizione della casa di Riina, quell’episodio si spiega esclusivamente ipotizzando che chi aveva venduto Riina non aveva venduto l’associazione.

Giornalista: anzi la voleva garantire?

Sabella: forse la voleva garantire affinchè fosse un’organizzazione forte ma non più stragista, un’organizzazione che finiva nelle mani di Provenzano e garantiva quel livello di convivibilità con la mafia, che era quello che si auspicavano chi,e non so chi, aveva deciso di adottare questa linea per il Paese. Poi se aggiungiamo tutta una serie di vicende strane che si verificano successivamente, ovvero l’associazione dopo l’arresto di Riina non va in mano a Bernando Provenzano così come si pensava, ma và in mano a Leoluca Bagarella, che Provenzano in quel momento è forte come prestigio ma è debolissimo sul piano militare che non ha nessuna forza militare, che Bagarella con la forza militare che aveva Riina si prende il controllo dell’organizzazione, che prosegue nella linea stragista. Linea stragista, attenzione, che non viene mai interrotta da cosa nostra in quegli anni.

Giornalista: però alla fine va in mano a Provenzano cosa nostra.

Sabella: cosa nostra finisce in mano a Provenzano, quando? Quando noi arrestiamo Bagarella nel ’95, arrestiamo Brusca nel ’96 e anche in quel momento Provenzano ha dei problemi serissimi per avere il controllo dell’organizzazione.

Giornalista: sta di fatto che oggi Mori  è sotto processo a Palermo, però già nel 2003 chi indagava sulle stragi a Firenze, il Dott. Chelazzi, l’aveva rivelato che Mori era sotto indagine sostanzialmente.

Sabella: l’ultimo elemento di cui mi parlò Gabriele fu quello che era emerso da un’agenda riconducibile al generale in cui risultava un incontro con Francesco Di Maggio, vicecapo del Dap  in relazione alle problematiche del 41bis.

Giornalista: lei fa riferimento alla revoca dei 140 dell’Ucciardone e (… ) Conso.

Sabella: si si. Era una vicenda che avevamo preso in considerazione, su cui stavamo lavorando.

Giornalista: ma Mori era sotto indagine?

Sabella: Mori, Gabriele non so se l’aveva messo materialmente iscritto nel registro degli indagati, ma stava valutando di iscriverlo sicuramente.

Giornalista: ma non è normale che in qualche modo un ufficiale dei Carabinieri abbia degli informatori e che Ciancimino solo questo sia stato?

Sabella: assolutamente, sicuramente è normale, però nel momento in cui tu, una persona dell’intelligenza di Mori, fai comprendere a Ciancimino che ci sono, e non puoi  non sapere chi è Ciancimino, che ci sono dei margini di trattativa, apri una breccia che poi non sai dove ti può portare. Mori l’ha fatto per soldi? Perché era mafioso dentro? Perché il padre era mafioso dentro? Non l’ha fatto di certo per nessuna di queste ragioni. Perché un uomo che ha combattuto bene il terrorismo, ha combattuto bene la mafia, ad un certo punto dovrebbe (avere?) questi comportamenti?

Giornalista : me lo dica lei.

Sabella: ragion di Stato. Solo l’unica spiegazione che mi posso trovare per Mario Mori. Sta di fatto che lo stesso ministro Martelli, che pur nega che ci sia stata una trattativa, abbia detto comunque che il Ros abbia cercato una copertura politica. Ora lui dice di non avergliela data la copertura politica, e non dubito che le cose siano andate così, ma se il Ros ha continuato, chi gliel’ha data questa copertura politica?  Questa domanda se la deve pure porre.

Giornalista: lei si è anche data anche la risposta?

Sabella: sì ma me la tengo per me.

Tratto da "Annozero" del 25 novembre 2010

Trascrizione a cura di Francesca Munno









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