Increase Font Size Option 6 Reset Font Size Option 6 Decrease Font Size Option 6
Home Home Editoriali Marco Imperato parla ai giovani - Modena, 23 ottobre 2010
Marco Imperato parla ai giovani - Modena, 23 ottobre 2010 PDF Stampa E-mail
Editoriali - Editoriali
Scritto da Marco Imperato   
Giovedì 28 Ottobre 2010 20:38

Giovani contro la mafia


L’ultima lettera di Paolo Borsellino… ai GIOVANI
"Gentilissima" professoressa, oggi non è per certo il giorno più adatto per risponderLe perché frattanto la mia città si è di nuovo barbaramente insanguinata ed io non ho più tempo da dedicare neanche ai miei figli, che vedo raramente poiché dormono quando esco da casa ed al mio rientro, quasi sempre in ore notturne, li trovo nuovamente addormentati.
Ma è la prima domenica, dopo almeno tre mesi, che mi sono imposto di non lavorare e non ho difficoltà a rispondere alle sue domande.
Sono diventato giudice perché nutrivo grandissima passione per il diritto civile ed entrai in magistratura con l'idea di diventare un civilista, dedito alle ricerche giuridiche e sollevato dalla necessità di inseguire i compensi dei clienti.
Fui fortunato e divenni magistrato nove mesi dopo la laurea (1964) e fino al 1980 mi occupai soprattutto di cause civili.
Il 4 maggio 1980 uccisero il Capitano Basile ed il Cons. Chinnici volle che mi occupassi io dell'istruzione del relativo procedimento.
Nel mio stesso ufficio frattanto era approdato il mio amico d'infanzia Giovanni Falcone e capii che il mio lavoro doveva essere un altro.
Avevo scelto di rimanere in Sicilia ed a questa scelta dovevo dare un senso. I nostri problemi erano quelli dei quali avevo preso ad occuparmi quasi casualmente, ma, se amavo questa terra, di essi dovevo esclusivamente occuparmi.
Non ho più lasciato questo lavoro e da quel giorno mi occupo pressoché esclusivamente di criminalità mafiosa. E sono ottimista poiché vedo che verso di essa i giovani, siciliani e no, hanno oggi una attenzione ben diversa da quella colpevole indifferenza che io mantenni sino ai quarant'anni. Quando questi giovani saranno adulti avranno più forza di reagire di quanto io e la mia generazione ne abbiamo avuta.

Paolo Borsellino, 19 luglio 1992


Sono qui oggi perché ho bisogno di sentire lo stesso ottimismo che sentiva Borsellino proprio nel momento più buio…
E non credo che sia un caso che una delle ultime cose che abbia fatto Paolo sia stata proprio rivolta ai giovani : forse anche perché profeticamente capiva che solo se le nuove generazioni sapranno aprire gli occhi ed opporsi a questa logica del potere perversa, allora potremo veramente avere la speranza di mettere la parola fine alla mafia.
Il suo amico Falcone ha detto in una occasione che la mafia è un fenomeno umano e come tale ha avuto un inizio e avrà una fine…
Il sistema di potere mafioso non è una sciagura inevitabile o un male incurabile per questo Paese.
Se pensiamo che soltanto attraverso gli arresti e le condanne si possa risolvere il problema ci stiamo ingannando. Se crediamo che le confische dei beni possano estirpare le radici di queste organizzazioni, ci stiamo illudendo.
Nessuna legge può sconfiggere la mafia…e questa battaglia non può essere vinta neanche soltanto dalle forze dell’ordine e dalla magistratura.
È una battaglia prima di tutto culturale.
È una battaglia per la libertà e la legalità che può essere vera e durevole solo se sapremo mettere al primo posto la tutela dei deboli, l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, il rispetto delle istituzioni, il senso di solidarietà che viene invocato anche dall’art. 2 della nostra Costituzione…solo se semineremo questi valori dentro di noi possiamo sperare che il futuro non sia una triste ripetizione del passato.
Un grande magistrato antimafia che ha vissuto sotto scorta per dieci anni mi ha detto che secondo lui la migliore e più sintetica definizione di mafia è : MANCANZA DI LIBERTA’.
Per questo vi riguarda…

Perché essere giovani è anzitutto ricercare la propria libertà…
Libertà di realizzarsi nel lavoro che amiamo senza dover contare su niente altro se non le nostre capacità e la nostra voglia di sacrificarci
Libertà di poter difendere a testa alta i nostri diritti senza dover temere nessuno.
Libertà di lavorare in un’economia che si prefigga l’obiettivo di migliorare la qualità della vita di tutti e non di arricchire pochi senza scrupoli.
Ecco che allora c’è ancora molta strada fare :

• perché uomini delle istituzioni parlano di un mafioso trafficante di stupefacenti come di un eroe
• perché la televisione pubblica che spende milioni di euro in programmi vuoti di idee, poi trova penosi pretesti per non far parlare una voce forte e coraggioso e giovane come quella di Saviano
• perché invece di fare una serie legge che ponga un freno alla dilagante corruzione nella quale anche la mafia sguazza, si attacca e si delegittima continuamente la magistratura, cercando anche di indebolirne gli strumenti di indagine, come le intercettazioni e i tabulati telefonici

E c’è molta strada da fare anche a Modena.
Anche in Emilia Romagna.


Le attività criminali più tipiche delle mafie , quali il traffico di stupefacenti e il racket, producono enormi quantità di denaro…una ricchezza di cash che nessun tipo di investimento può garantire, nonostante i sequestri e gli arresti…
Tutta questa enorme disponibilità di denaro ha bisogno di essere investita ed ecco che il ricco e sonnolento e avido nord diventa terra di conquista.
Oggi la mafia non viene a Modena a far estorsioni al commerciante. Oggi la mafia viene a Modena per comprarsi l’ipermercato, per investire in catene di negozi e in settori chiave come quello dei trasporti.
Il contrasto dell’infiltrazione mafiosa è ancora più difficile se questa non deve ricorrere al rumore delle armi o alla violenza delle minacce, perché le basta contare sulla forza persuasiva del denaro…denaro con cui acquistare tutto ciò che vuole, compresi molti pubblici funzionari.
denaro facile, perché proprio gli enormi margini di guadagno che assicura soprattutto la droga consentono poi di fare una concorrenza sleale sul mercato :

• l’impresa mafiosa può vendere sotto-costo , perché ha già guadagnato
• l’impresa mafiosa può agire in maniera spregiudicata in tema di diritti dei lavoratori e sicurezza sul lavoro, perché conta sull’omertà
• l’impresa mafiosa può investire e comprare quando tutti sono in crisi, perché non deve chiedere soldi alle banche e non ha debiti con nessuno…

Allora capiamo che l’infiltrazione mafiosa ci riguarda eccome :

• ha a che fare con il lavoratore che cerca un’impresa onesta e corretta che lo valorizzi invece di sfruttarlo
• ha a che fare con gli imprenditori, che si vedono danneggiati da chi può giocare fuori dalle regole di mercato perché usa denaro sporco
• ha a che fare con tutti noi utenti e consumatori, che vorremmo sapere che dietro a quello che usiamo ed acquistiamo ci sono aziende serie, rispettose dei diritti di chi lavoro e dell’ambiente
• ha a che fare con le opportunità di sviluppo e di realizzazione che un giovane può coltivare per il suo futuro

Il futuro inquinato dalla mafia ha un aspetto lugubre e l’aria è irrespirabile.
La libertà e la legalità sono il potere dei senza potere, sono la garanzia per ciascuno di noi di poter inseguire i suoi sogni invece che inseguire il potente corrotto di turno per ottenere questo o quel favore.
Per cui ciascuno di noi ha un ruolo in questa battaglia per la difesa della libertà e della legalità.

Una battaglia che incomincia dentro di noi con la coerenza dei comportamenti quotidiani : chi rispetta le regole non è più stupido di chi passa davanti agli altri violandole…non provo alcuna invidia per i furbi o per chi utilizza qualsiasi mezzo per il fine del successo e del profitto.
E la coerenza interiore diventa poi impegno a vigilare sula realtà che ci circonda, voglia e pretesa di sapere, di essere informati, di capire… quella coerenza diventa curiosità che spinge a domandare ed esigere trasparenza dalle istituzioni, dalle amministrazioni locali ed anche dalle imprese private, che la Costituzione ci dice doversi svolgere non in contrasto con l’utilità sociale e nel rispetto della sicurezza, della libertà e della dignità umana.

Allora diventiamo cittadini e non sudditi. Diventiamo persone libere, consapevoli… e la mafia non può prosperare dove c’è libertà e conoscenza ; la mafia vuole sudditanza e ignoranza e non è un caso che le organizzazioni mafiose non abbiano investito le loro ricchezze per migliorare davvero le condizioni di vita delle regioni del sud.
Ma non fatevi ingannare: il virus mafioso si è evoluto e si diffonde…ed oggi inquina il potere politico ed economico ovunque nel nostro paese, anche a Modena.

Per questo siamo qui stasera: per dire a voce alta che vogliamo essere tutti cittadini liberi di un Paese per cui il cancro non sono le istituzioni che difendono la legalità ma sono le mafie che ci vogliono rubare il futuro.


Modena, ventitre ottobre duemiladieci
('Notti contro le mafie, parola ai giovani' - un'iniziativa degli Studenti Viola e dei gruppi locali del Popolo Viola)

Marco Imperato







Modena, 23 ottobre 2010: Marco Imperato
 

 
Marco Imperato è Pubblico Ministero in Emilia Romagna, attualmente a Parma e membro dell'ANM (Associazione nazionale dei magistrati). Ha lavorato 4 anni a Marsala in Sicilia.
 



Comments:

Commenti
Cerca RSS
Solo gli utenti registrati possono inviare commenti!

3.26 Copyright (C) 2008 Compojoom.com / Copyright (C) 2007 Alain Georgette / Copyright (C) 2006 Frantisek Hliva. All rights reserved."