Davanti alle difficoltà non bisogna arrendersi.
Al contrario, devono stimolarci a fare sempre di più e meglio, o superare gli ostacoli per raggiungere i risultati che ci siamo prefissati.
Mi ha scritto oggi Giulia, la sorella di Martina, che tutti conoscerete per avere scritto quella bellissima lettera a Paolo che e' stato finora il documento più letto di questo sito.
Giulia è quella ragazzina di 13 anni che aveva trovato sul computer la lettera di sua sorella e che aveva fatto di tutto per trovare sulla rete il mio indirizzo per potermela spedire perché, come mi disse nel suo messaggio, leggendo quella lettera si era messa a piangere perché "era bellissima".
Giulia mi ha scritto oggi un'altra lettera, sua questa volta, e questa volta sono stato io a provare forte il bisogno di piangere, ma non lo ho fatto perché da quando ho ricominciato a parlare dico a tutti che per Paolo non bisogna più piangere, bisogna lottare, e sono le lettere come quelle di Martina e di Giulia che mi fanno trovare la forza per farlo.
Sono le lettere come queste che mi fanno sentire ancora nascere dentro quella speranza che non credevo di avere più, la speranza che giovani come questi possano un giorno, grazie allo loro forza e alla forza che prendono da Paolo, vedere realizzato il suo sogno, un sogno che l'esplosione di quel 19 Luglio non é riuscito a cancellare.
Quella bomba quel giorno ha fatto a pezzi Paolo e i suoi ragazzi, ma i pezzi di ciascuno di loro sono entrati dentro di noi dando a ciascuno di noi quella forza che non avremmo mai avuta, che non credevamo di avere, ed è per questo che Paolo, Agostino, Claudio, Emanuela, Vincenzo, Walter continuano a vivere.
E vivranno per sempre . ----------------------------------
Caro Salvatore,
questa lettera esprime i miei pensieri, di una ragazza di 13 anni che ha imparato a conoscere Paolo attraverso i racconti di sua sorella.
Vorrei cominciare questa lettera parlando di un episodio in particolare che ha poi scatenato in me la voglia di conoscre la storia di Paolo.
Ero in macchina con mia sorella e mia madre, stavamo tornando a casa quando Martina (mia sorella) ha cominciato a parlare di Paolo prendendo spunto dal fatto che proprio quel giorno era nato suo nipote ed era stato chiamato proprio Paolo.
Parlavamo del grande vuoto che lui aveva lasciato nella sua famiglia e ho cominciato a piangere, per rabbia, perchè pensavo che non si puo' morire così...
Per colpa di qualche esaltato, senza cuore e senza onore Paolo non ha potuto godere dei momenti più belli della vita dei suoi figli, non ha potuto stringere i suoi nipoti e mentre Riina in carcere si lamentava perchè vecchio, stanco e malato e i suoi avvocati cercavano di ottenerne la scarcerazione, io urlavo di rabbia perchè magari anche a Paolo gli sarebbe piaciuto diventare vecchio un giorno, ma Riina a queste cose non ci pensa. Io non ho mai conosciuto Paolo, quando è stato ucciso io non ero nemmeno nata, ma quello che penso è che Paolo era una persona speciale, perchè riusciva a dedicarsi completamente al lavoro ma allo stesso tempo riusciva anche a proteggere la sua famiglia e ad essere sempre un punto di riferimento per la moglie e i figli. Io non riesco a capire come si possa uccidere un uomo così meraviglioso, non capisco come queste persone riescano ancora a vivere senza avere il minimo rimorso, come fanno a guardare in faccia i loro figli senza vergognarsi, senza pensare alle famiglie che hanno distrutto, a una figlia che tornando a casa non ha più trovato il suo papà e non lo ha potuto nemmeno salutare, inconsapevole che quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe visto.
Paolo non c'è più, invece i suoi assassini sono pieni di soldi, ridono e scherzano, parlano alla gente e pretendono anche di insegnarci qualcosa.
Loro teoricamente hanno un cuore, ma non lo usano.
Loro non sanno che Paolo non è morto, Paolo vive nei nostri cuori, nei nostri pensieri e nei nostri piccoli grandi gesti.
Paolo è riuscito a trasmettere valori e ad influenzare generazioni intere, mentre loro un giorno pagheranno per tutto il male che hanno provocato a causa del loro egoismo. Certe volte penso che forse Paolo e Giovanni erano troppo speciali anche per questo terra, avrebbero meritato molto di più della mediocrità e dell'egoismo in cui hanno vissuto.
Perchè tutti si svegliano quando la gente muore?
Perchè queste persone stupende devono soffrire tutta la vita per essere poi elogiate solo quando non possono più ascoltarci?
La differenza tra Paolo e gli altri grandi giudici che hanno perso la vita prima di lui per me esiste, perchè loro sapevano di rischiare, Paolo sapeva di morire, ne era certo e nonostante questo dopo la morte di Giovanni non ha smesso di lottare.
Forse se si fosse arreso non sarebbe finita così, invece è andato incontro alla morte per dare giustizia a Giovanni e a quelli morti prima di lui, per non abbandonarli.
Noi non siamo eroi e non vogliamo diventarlo ma non dobbiamo abbandonarlo nemmeno noi come ha fatto lui con i suoi amici, ognuno facendo bene il proprio lavoro anche quello più umile, ascoltando adesso chi merita di essere ascoltato, sostenendo adesso chi merita di essere sostenuto e non quando è troppo tardi.
Ora loro sono i nostri angeli e da lassù ci guardano, dobbiamo renderli orgogliosi di noi.
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Enza
|2008-03-05 00:44:36
Carissima Giulia, hai detto delle cose bellissime,mi hai fatto commuovere!!
Sono d'accordo con te....
questo sito è un angolo di paradiso in Terra...perchè le vostre parole le vostre idee lo rendono tale.
Paolo e Giovanni sono i nostri angeli e sono sempre accanto a noi!
coloro che li hanno uccisi e coloro che hanno fatto stragi di altre vite umane avranno il giudizio che meritano, lo so per certo!!!
"UNA VOLTA VERRA' IL GIUDIZIO DI DIO!"
Giovanni Paolo II
Martina
|2008-03-05 00:46:02
Amore mio sono orgogliosa di essere tua sorella! Se ho conosciuto Salvatore è solo grazie a te e non ti ringrazierò mai abbastanza per questo. Grazie perchè quando ti ho raccontato di Paolo quel tuo grande cuore ha capito tutto ciò che c'era da capire e ne ha fatto tesoro.Ti voglio bene!
caramella-fondente
- A GIULIA
|2008-03-05 01:03:04
A Paolo e Giovanni
LA VITA NON E' UNO SCHERZO
Prendila sul serio
come fa lo scoiattolo, ad esempio,
senza aspettarti nulla
dal di fuori o nell’aldilà.
Non avrai altro da fare che vivere.
La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che messo contro un muro, ad esempio, le mani legate,
o dentro un laboratorio
col camice bianco e grandi occhiali,
tu muoia affinché vivano gli uomini
gli uomini di cui non conoscerai la faccia,
e morrai sapendo
che nulla è più bello, più vero della vita.
Predila sul serio
ma sul serio a tal punto
che a settant’anni, ad esempio, pianterai degli ulivi
non perchè restino ai tuoi figli
ma perché non crederai alla morte
pur temendola,
e la vita peserà di più sulla bilancia
NAZIM HIKMET
Edmondo_Dantes
|2008-03-05 01:17:31
a chi soffre vivendo, a chi riposa morendo :-(
"Si sa come si nasce,ma non come si muore e non se un'ideale ti porterà dolore" [I cento passi]
Enza
|2008-03-05 01:48:28
Visto che Edmondo , mi ha ricordato una bellissima canzone...allora mi sembra opportuno ricordare con emozione anche un altro Grande che porto sempre nel cuore Peppino Impastato.........
Non li dimenticheremo mai i nostri amici! anche se loro non ci sono + le loro idee sono fiamme che ardono nei nostri cuori e che non si spegneranno mai!!!!
enorbalac
- Un ricordo personale
|2008-03-05 01:40:10
Siccome nella precedente lettera di Martina ho provato un leggero senso di colpa per aver turbato il clima di solidarietà e di ottimismo che si era creato intorno a quelle parole e, nonostante tutto, sono stato lieto di poter approfondire la conoscenza di Martina attraverso un piacevole scambio di battute, adesso vorrei evitare di commentare la lettera di Giulia e accettarla così com'è nel suo candore, nella sua interezza, nel messaggio di speranza che da essa promana e vorrei invece proporre il mio ricordo personale di Paolo...
enorbalac
- un ricordo personale (2 parte)
|2008-03-05 01:41:54
...Quel 23 maggio del 1992 avevo circa 21 anni e la mafia per me, fino a quel momento, era un nemico invincibile, un male inguaribile connaturato al nostro Meridione. I miei genitori mi avevano da sempre insegnato che di certe cose non bisogna parlarne, perché ci sono i giudici e i poliziotti preposti per questo. Mi sono sempre chiesto perché uomini come Dalla Chiesa, Chinnici, Cassarà avessero rischiato la vita inutilmente per combattere qualcosa che mai avrebbero potuto sconfiggere. Quel 23 maggio il mio mondo ruotava intorno alla mia fidanzata, l’amore riempiva i vuoti di una vita sociale priva di sogni e di prospettive future. La bomba di Capaci è stata un’esplosione che si è propagata al di là dello spazio fisico e materiale del luogo dell’attentato, come un’onda anomala che ha attraversato e sconvolto il torpore e la rassegnazione in cui si erano assuefatte le nostre coscienze. E’ per questo che da quel momento gli italiani hanno cominciato a guardare alla mafia con occhi diversi, con una maggiore attenzione e consapevolezza. Giovanni Falcone ci aveva insegnato che la mafia era un fenomeno umano e quindi, in quanto tale, aveva una nascita, una crescita ed una fine. Era stata proprio questa la sua più grande lezione, cioè che la mafia non è eterna ma ha una fine, può essere sconfitta. Da quel momento, come tanti italiani, ho ricominciato ad occuparmi di mafia e a puntare lo sguardo su quello che era l’erede riconosciuto di Giovanni Falcone e cioè Paolo Borsellino. La strage di Capaci ci aveva sorpreso, aveva sfruttato la nostra disattenzione e per questo ci sentivamo tutti un po’ colpevoli. Non volevamo ripetere lo stesso errore e così ci siamo stretti intorno a Paolo, lo abbiamo in un certo senso adottato cercando di cogliere i suoi insegnamenti. In quella calda estate del 1992 abbiamo imparato a conoscere Paolo, quest’uomo dal marcato accento siciliano, dal carattere riservato ma allo stesso tempo deciso, determinato. A differenza di Giovanni Falcone, Paolo nella sua trasparenza non riusciva a nascondere le sue paure. Le sue paure si leggevano nel suo sguardo malinconico, nel suo modo ansioso di fumare una sigaretta dietro l’altra ma, allo stesso tempo, quelle paure erano la sua forza, perché lo rendevano più umano. Non c’era più il giudice dal carattere spavaldo e strafottente che si spostava tra l’America, Roma e la Sicilia e che si muoveva con la stessa naturalezza sia tra la gente comune che tra gli uomini di potere, come nel caso di Giovanni Falcone, ma c’era un giudice che viveva le ansie e le paure della gente comune, un giudice che era stato virtualmente imprigionato nel suo territorio, vincolato dalle sue responsabilità. Paolo però in questo periodo, nonostante i pesantissimi impegni, non aveva mai smesso di “insegnare”, non aveva mai smesso di parlare ai giovani, di trasmettere loro il valore dell’onestà, della legalità, della giustizia. Aveva capito che la mafia non si sconfigge soltanto con l’azione di polizia e magistratura ma che ci vuole il coinvolgimento di tutta la società civile ed in modo particolare dei giovani. Questo suo messaggio è stato colto se ancora oggi, a distanza di 15 anni, ragazzine come Giulia, che all’epoca non era nemmeno nata, continuano a portarlo avanti, considerando Paolo Borsellino un esempio da emulare.
enorbalac
- Un ricordo personale (parte terza)
|2008-03-05 01:44:25
quest’uomo dal marcato accento siciliano, dal carattere riservato ma allo stesso tempo deciso, determinato. A differenza di Giovanni Falcone, Paolo nella sua trasparenza non riusciva a nascondere le sue paure. Le sue paure si leggevano nel suo sguardo malinconico, nel suo modo ansioso di fumare una sigaretta dietro l’altra ma, allo stesso tempo, quelle paure erano la sua forza, perché lo rendevano più umano. Non c’era più il giudice dal carattere spavaldo e strafottente che si spostava tra l’America, Roma e la Sicilia e che si muoveva con la stessa naturalezza sia tra la gente comune che tra gli uomini di potere, come nel caso di Giovanni Falcone, ma c’era un giudice che viveva le ansie e le paure della gente comune, un giudice che era stato virtualmente imprigionato nel suo territorio, vincolato dalle sue responsabilità. Paolo però in questo periodo, nonostante i pesantissimi impegni, non aveva mai smesso di “insegnare”, non aveva mai smesso di parlare ai giovani, di trasmettere loro il valore dell’onestà, della legalità, della giustizia. Aveva capito che la mafia non si sconfigge soltanto con l’azione di polizia e magistratura ma che ci vuole il coinvolgimento di tutta la società civile ed in modo particolare dei giovani. Questo suo messaggio è stato colto se ancora oggi, a distanza di 15 anni, ragazzine come Giulia, che all’epoca non era nemmeno nata, continuano a portarlo avanti, considerando Paolo Borsellino un esempio da emulare.
salvatore
|2008-03-05 01:51:08
Dall'ultima lettera di Paolo, scritta alle 5 del mattino del 19 Luglio 1992:
“La lotta alla mafia
(primo problema morale da risolvere
nella nostra terra bellissima e disgraziata)
non deve essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale, anche religioso,
che coinvolga tutti,
che tutti abitui a sentire
la bellezza del fresco profumo di libertà
che si oppone al puzzo del compromesso morale,
della indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.
Maurizio
|2008-03-05 11:24:35
Ciao Salvatore,
questa mattina mi sono fatto un giro per il tuo sito, e scorgo l' ultima lettera che scrisse Paolo la mattina del 19 Luglio, dopo aver letto quella di Giulia.
Subito mi è ritornato in mente a quando l' Hai letta ad Asti all' inconcontro di Sabato con noi ragazzi del Meetup di Grillo.
Emozionante e molto toccante, mi sembrava di avere davanti il tuo amato fratello, Paolo, e quasi non mi sembrava vero.
Ricordo quegli anni quando, ero 19enne, sentivo per televisione le molteplici notizie e parole dei telegiornali che descrivevano le vicende e il lavoro che stavano facevano Paolo e Giovanni.
Ho sentito e memorizzato parola per parola che hai detto, le ho rivissute e le ho colmate con molte cose che tu spiegaVi e ci dicevi, che credo tu invece sappia molto bene visto appunto che Sei il fratello.
Provavo vergogna, ero indignato, e non ti nascondo che quando sentivo la tua voce commossa mi piangeva il cuore, avrei voluto cancellare parte di quei momenti di cui tutta la nostra amata Italia dovrebbe vergognarsi.
Mi riesce difficile credere a tutto, specialmente a quello che è capace l' essere umano, se cosi si può chiamare!
Ti saluto e ti bacio come il saluto di fine serata che ci hai dato dopo la cena, ti ho sentito come se ti conoscessi da molto tempo, è stato bello.
Sono felice quando affermi: "Sono le lettere come queste che mi fanno sentire ancora nascere dentro quella speranza che non credevo di avere più, la speranza che giovani come questi possano un giorno, grazie allo loro forza e alla forza che prendono da Paolo, vedere realizzato il suo sogno, un sogno che l'esplosione di quel 19 Luglio non é riuscito a cancellare".
Le ho capite conoscendoti e passando qualche ora con Te, spero che tutti le facciano loro nel profondo.
Un saluto Maurizio
Stefania Salvati
- Siete eccezionali!
|2008-03-05 20:50:02
Cara Giulia, voglio farti i complimenti per come sei riuscita a trasmettere in modo semplice e pulito quello che si vede fortemente radicato dentro di te e per come sei riuscita ad andare oltre il pianto, sviluppando un sano sentimento di indignazione e rabbia che serve per procedere in maniera propositiva, per cambiare le cose che non ci piacciono, per essere sempre più informati, per poter riconoscere e combattere la menzogna e l’ingiustizia. Per sdrammatizzare un po’ direi che è questione di DNA dal momento che tua sorella Martina non è certo da meno; una volta l’ho detto a lei e ora lo ripeto anche a te: grazie per esserci!!!!!!! C’è bisogno di giovani come voi che arricchiscono chi ha la fortuna di conoscervi e io posso ritenermi fortunata. Inoltre vorrei anche ringraziare e fare i complimenti ai vostri genitori perché credo che certi nobili ideali e profonda sensibilità nascono e si sviluppano se seminati e coltivati in un ambiente sereno, aperto e libero. Vi voglio bene. Stefania.
Martina
|2008-03-18 23:24:24
sono la sorella di Martina...la ringrazio moltissimo per i complimenti che fa a me e mia sorella...si capisce subito che lei è una persona eccezionale...invidio molto le sue alunne,compresa mia sorella...la saluto...Giulia.