Dom 06 Ago 2017 |
Scritto da Flora Agostino
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| | di Flora Agostino - 5 agosto 2017
Sono passati 28 anni dal quel terribile 5 agosto 1989, ma mi sembra ieri quando vi hanno barbaramente trucidati davanti ai nostri occhi. Doveva essere un giorno di festa perché oltre il mio 18° compleanno dovevamo festeggiare la notizia dell'arrivo del mio primo nipotino. Appena un mese prima vi eravate sposati, avevate coronato il vostro sogno, il giorno più bello ed emozionante che una coppia possa vivere insieme, eravate raggianti e non smettevate mai di sorridere e di ringraziare mamma e papà.
Ma la vostra nuova vita insieme è durata soltanto 1 mese e 5 giorni, perché delle …... (non trovo aggettivi educati per descriverli) hanno deciso che un giorno di festa doveva trasformarsi in tragedia, purtroppo queste ….... non hanno ancora né un volto né un nome, perché dopo tantissimi anni non abbiamo avuto né giustizia né verità. Sapete, dal quel giorno mamma e papà non si sono mai fermati, hanno girato tutta l'Italia in lungo e largo affinché la vostra storia venisse conosciuta e non finisse nell'oblio come succede per le storie di tantissime altre vittime innocenti delle mafie. Nelle loro testimonianze vi è un enorme contenuto educativo, soprattutto per le generazioni dei più giovani che non hanno vissuto durante quegli anni; la loro immagine è diventata l'icona della lotta alla mafia.
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Mer 02 Ago 2017 |
Scritto da Agende Rosse Mauro Rostagno - Modena & Brescello
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| | di Agende Rosse Mauro Rostagno - Modena & Brescello - 1 agosto 2017
Provenienti da realtà diverse, a volte da notevoli distanze chilometriche, ma sicuramente con qualcosa in comune: la pazzia. Quella sana, però.
Quella che ti fa credere fortemente in un grande Sogno: arrivare un giorno a respirare quel fresco profumo di Verità e Libertà che potrà salvare il nostro Paese. E questo gruppo di pazzi ci crede con così tanta forza da sopportare gli insulti degli ignoranti che non capiscono, o forse non vogliono capire, che esistono persone completamente disinteressate il cui unico sprone è il più nobile di tutti, lo stesso che, e lo citiamo con umiltà, spingeva Paolo Borsellino: l’Amore.
E’ stato questo desiderio di condividere questo Amore che ha unito 4 gruppi per realizzare quel sogno folle di portare un pizzico delle celebrazioni di Via D’Amelio a Brescello, un luogo divenuto simbolo in Emilia-Romagna, per essere stato il primo comune sciolto per mafia ormai da più di un anno e che ha visto il prorogamento della presenza di ben tre commissari fino al giugno 2018.
Sotto un sole cocente in una piazza scandalosamente deserta, se non per le immancabili “presenze” i gruppi di Bologna (Attilio Manca), Modena, Reggio, Brescello e Mantova con la sentita partecipazione dei gruppi di Pordenone e Udine, hanno realizzato questo sogno. Non è stato facile, lo sapevamo, ma la nostra è stata una scelta voluta e desiderata per unire il doveroso ricordo nei confronti di Paolo, Agostino, Walter Eddie, Claudio, Vincenzo ed Emanuela che hanno dato la vita per la nostra Libertà e della giovanissima Rita Atria, morta per aver perso la speranza, all’intento di lanciare un segnale forte nella piazza di un Paese ancora troppo silente nonostante tutto.
Desideriamo ringraziare tutti coloro che si sono uniti a noi in una torrida domenica di fine luglio, in una piazza terribilmente assolata e indifferente.
Chi non ringraziamo, invece, sono coloro che con l’orologio al polso hanno controllato che non sforassimo di un minuto, per farci svuotare prima possibile la piazza.
Chi non ringraziamo è colui che, in modo piuttosto concitato, ci ha intimato di non utilizzare l’ombra del tendone (deserto) della Pro Loco posizionata sul suolo pubblico della piazza. Forse sperava in un attacco generale di insolazione.
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Sab 29 Lug 2017 |
Scritto da Movimento Agende Rosse Rita Atria di Reggio Emilia e Provincia
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| | di Movimento Agende Rosse Rita Atria di Reggio Emilia e Provincia - 29 luglio 2017
A BRESCELLO IL 30 LUGLIO. Noi, Movimento Agende Rosse Rita Atria di Reggio Emilia e Provincia, insieme alle Agende Rosse di Modena, Brescello, Bologna, Mantova saremo in piazza Matteotti a Brescello dalle ore 9.00.
Comune sciolto per infiltrazione mafiosa.
E' lì che, insieme, ci fermeremo.
Un sit in per Esserci. Per non Dimenticare.
Paolo Borsellino, magistrato integerrimo.
Cerchiamo dentro di noi questa sua forza.
Integrità di Uomo e Uomo di Giustizia.
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Dom 06 Ago 2017 |
Scritto da Paolo Bolognesi
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| | di Paolo Bolognesi - 2 agosto 2017
COMUNICAZIONE LETTA DAL PRESIDENTE PAOLO BOLOGNESI A NOME DELL’ASSOCIAZIONE TRA I FAMILIARI DELLE VITTIME DELLA STRAGE ALLA STAZIONE DI BOLOGNA DEL 2 AGOSTO 1980
2 agosto 1980, 37 anni fa. Chi allora c’era, non può dimenticare quello che, ancora oggi, rimane il più sanguinoso attentato terroristico del dopoguerra in Italia. Chi allora ha visto con i suoi occhi lo scempio di una bomba fatta esplodere nella stazione di Bologna il primo sabato di agosto, non potrà più cancellare quelle immagini. 85 morti e 200 feriti: chi fra quei cittadini inermi, aveva un amico, un familiare, un affetto, da quel giorno ha avuto sconvolta la propria esistenza per sempre; così come chi ha subito sul proprio corpo le conseguenze di quel micidiale ordigno.
Pur colpita al cuore, Bologna ha saputo reagire: le prime ambulanze sono arrivate in stazione già 5 minuti dopo lo scoppio; i soccorsi negli ospedali e al centro operativo del Comune sono stati immediatamente organizzati: la cittadinanza tutta, ognuno per quel che poteva, si è messa a disposizione per aiutare, dare una mano ai soccorritori, essere utile. Anche se sotto shock per il lutto, Bologna ha fatto appello alle sue risorse e ha dimostrato che resistere era possibile, era doveroso, era necessario. È stata una resistenza agli attacchi alla democrazia: perché Bologna era stata scelta come obiettivo per contrastare l’affermazione di una collaborazione politica tra forze progressiste elaborata da Moro e Berlinguer.
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Dom 30 Lug 2017 |
Scritto da Redazione tvsvizzera.it
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| | di Redazione tvsvizzera.it - 19 luglio 2017
Il 19 luglio di 25 anni fa moriva assassinato, insieme a cinque agenti della sua scorta in un agguato a Palermo, Paolo Borsellino, uno dei personaggi chiave della lotta alla mafia. Il magistrato aveva condotto – insieme al giudice Giovanni Falcone - l'istruttoria del cosiddetto maxiprocesso di Palermo, e redatto gli atti di rinvio a giudizio di 476 imputati.
Quando Borsellino accettò l'invito della Televisione svizzera, a Palermo era ancora in corso il processo di primo grado. Celebrato in un'aula bunker, costruita appositamente per ospitare in sicurezza un processo penale di dimensioni mai viste, condannerà tra l'altro i mandanti dell'assassinio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.
Al generale è dedicato un film, ‘Cento giorni a Palermo' di Giuseppe Ferrara, che la TSI trasmise il 16 aprile del 1987, invitando in studio a discuterne il figlio di Dalla Chiesa, Nando, e il giudice del noto ‘pool antimafia' Paolo Borsellino.
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Sab 29 Lug 2017 |
Scritto da Associazione Memoria e Futuro
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| | di Pippo Giordano - 28 luglio 2017
Se dovessi esprimere il concetto di amicizia, lo farei senza astruse parole. Ma ricordando i nomi delle persone con le quali ho condiviso momenti importanti della mia vita: Beppe Montana, Lillo Zucchetto, Ninni Cassarà, Roberto Antiochia, Natale Mondo, Filadelfio Aparo e Giuseppe Lercara. Uomini nel vero senso della parola. Uomini che hanno pagato con la vita. Uomini che ancora oggi, sono vivi nel mio cuore, perché seppero regalarmi momenti di infinita amicizia. Tra noi la parola amicizia non era una parola vuota. Era il compendio di fiducia, di stima, che si manifestava anche con lo sguardo silente per dirci che di fronte al pericolo eravamo un tutt'uno.
Voglio ricordare un Uomo, sottolineando che nel calendario della mia vita non esistono specifici giorni per ricordare: i ricordi sono vivi tutti i giorni dell'anno. Ancor prima di citare il suo nome, sento il dovere di affermare, che negli anni ottanta lo Stato abdicò a Cosa nostra. Lo Stato, come da usucapione, fece in modo che Riina e company, diventassero padroni della Sicilia, ma non solo. Tanti storici, ancora oggi propendono nel definire la mattanza e la presa di potere di Palermo da parte di Riina, come una guerra di mafia. Invero, cronisti come Francesco La Licata, Salvatore Cusimano e Giuseppe Lo Bianco, possono testimoniare che si trattò di una vera e propria mattanza, con l'eliminazione degli “scappati”: così definiti, in modo oltraggioso dal gotha di Cosa nostra. In questa mattanza, la mia V° Sezione Investigativa, diretta da Ninni Cassarà, pagò un alto tributo di sangue: solo la V.
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